Per i lettori di Blogger che desiderano approfondire la lettura del topic, riporto il collegamento da kliccare:
Ho così postato tutto quanto poi è seguito., tanto che l’INPS mi ha elevato all’inizio
OGGETTO: Verbale di visita redatto a seguito di accertamenti sanitari effettuati nei riguardi del Sig. Inenascio Padidio.
Questa Commissione, nella riunione del 23-3-
Si prega, pertanto,
Si fa presente che
«Inenascio, ma tu sei arcimiliardario!....» ed io di rimando: «Sì doctor…, tanto ricco da sentrimi IL PADRONE DEL MONDO!, perché ogni amato connazionale mi dovrà, per legge, riconoscere l’onorario di Lit. 100 miliardi, per
(N.B. - Apro parentesi per rammentare che sono soggetti a questo mio onorario — comunicato il 13 giugno 1994 al Ministro di Grazia e Giustizia, On.le Avv. Alfredo BIONDI del 1° Governo Berlusconi — unicamente i cari connazionali che detengono patrimoni mobiliari e immobiliari superiori a Lit. 6.000.000.000. È tutto scritto nella mia opera epistolare “
Così, in detto giorno ed ora, mi sono presentato alla Commissione di Verifica, accompagnato da MG. in tenuta da letto, ovvero pigiama/tuta, con al petto incollato un foglio bianco A/4, con 4 righi colorati verde e rosso (i colori della gloriosa Bandiera Italiana), recante così stampato 4 righi in corpo 96 grassetto: « CON I / PAZZI / DIVENTO / MUTO ».
In effetti sono ricorso alla stessa strategia efficacissima, inizialmente utilizzata con mio fratello CIRO e moglie GRAZIA, quando noi 3 (per decisione irrinunciabile di mio fratello CIRO - contro la mia volontà - ci recammo alla consulenza neuropsichiatrica del Chiar.mo Prof. Vincenzo BONAVITA, in data di mercoledì 2 marzo 1994; “scienziato” contattato subdolamente dalla cognata GRAZIA, per ottenere certificazione di essere io soggetto da curare obbligatoriamente (cc.dd.: Trattamento Psichiatrico Obbligatorio a cui io, grazie a Franco BASAGLIA, non volli assolutamente sottopormi, anche al costo della perdita — provvisoria secondo me — degli affetti più cari: 4 stupende donne (moglie e 3 figlie), a cui l’intera vita avevo dedicato, lavorando giorno e notte per il loro e mio bene materiale).
La seduta è durata non più di 2 soli minuti.
Mi sono accomodato scoprendo il giaccone per mostrare al petto
Una dottoressa cominciò a chiedermi: «Come vi chiamate?». Non l’avesse mai domandato! Immediatamente il mio volto espresse il massimo dell’indignazione e sdegno istintuale e impulsivo irrefrenabile.
Immediatamente, con molto buon garbo, rispose la sorella M.G.: «Dottoressa vi prego di scusarlo, leggete i numerosi responsi psichiatrici del D.S.M., dove è riportato che «Inenascio comunica soltanto per iscritto. Qui oggi ha fatto quanto fà sin dal 1994. Da allora anche le 3 figlie non l’hanno più guardato, né si sono curati di lui. È abbandonato da tutti i familiari e parenti. Sono solo io che mi prendo cura. Il guaio è che abito lontano ed ho 2 figli da badare. Lui abita nella proprietà di mia figlia sposata. L’abbiamo sistemato in un bugigattolo al piano terra, che egli considera una “reggia” e si dichiara felicissimo, abbiamo evitato così che finisse barbone di strada».
A questo punto ci fu decisamente la pronuncia che mi rasserenò immediatamente: «Va bene, potete andare, non c’è altro!».
Lasciai alla Commissione… un elegante raccoglitore, dove spicca il seguente testo da me redatto:
Anche senza
Patologia di “disturbo delirante” che deriva unicamente dal terribile certificato e allucinante terapia del Chiar.mo Prof. Vincenzo BONAVITA, in data 2 marzo 1994, che trasmetto negli Allegati 1 e 2.
Per l’evidente madornale errore doloso di questo specialista medico, mi rivolsi reiteratamente (anni 1995-1997), ma invano, alla Procura della Repubblica, fino a commettere dei reati, pur di incontrare un Magistrato P.M. per spiegare le mie sacrosante ragioni, come si evince da un primo episodio provocatorio del settembre 2003, presso il Policlinico napoletano, ai danni del primario di Medicina del Lavoro, Prof. Giuseppe PAOLISSO, e di varie altre persone, che trasmetto in Allegato 3.
Questo primario non mi volle querelare. Ed io perciò, all’atto delle dimissioni, gli feci mille scuse.
(L’intero reparto rise di seguito per una buona settimana).
Mi decisi così di reiterare il grave reato, in ben altra più efficace direzione, in data .25 novembre 2003.
Trasmetto in Allegato 4 fotocopia della sentenza di mia non imputabilità (per incapacità d’intendere e volere) e relativo “dispositivo della sentenza” del Giudice di pace penale di Roma, Avv. Laura CANCELLI, datata 8/5/2006.
Fino a qui è più che sufficiente, in forza del buon senso, della comune ragione e della legge, affinché Lor Signori Commissari dispongano, senza minimo indugio, di ripristinarmi sùbito la pensione INVCIV, senza la quale non mi è più praticamente possibile corrispondere € 150,00 per l’affitto e lavaggio indumenti / biancheria per il mio “manicomio privato”, dove vivo felicemente in totale e beata solitudine. Senza vedere le 3 dilette figlie dal 1994.
Ai primi di gennaio 2003 (al compimento di 50 anni di onesto, laborioso e intensissimo lavoro di composizione tipografica, ad esclusivo beneficio della famiglia e della società), le mie condizioni fisiche si aggravarono tanto da non consentirmi di poter più effettuare una sola ora di lavoro.
Così in data 25/1/2003 produssi all’INPS “Domanda di inabilità".
Trasmetto in Allegato 5 la risposta INPS del 4/4/2003, avente ad oggetto “REIEZIONE DOMANDA....”. Quando mi presentai al locale Patronato CGIL per il ricorso, l’impiegato addetto mi disse testualmente: «Signor Inenascio, ma Voi questa domanda non eravate in diritto di poterla fare, perché avete una contribuzione di lavoro artigiano effettuata fino all’anno 1984. Non avete un solo anno di contributi versati negli ultimi 5 anni e pertanto, acciaccato come state fisicamente, dal momento che vi ritrovate dal 1995 l’invalidità dell’80% per patologia psichica, vi consiglio di produrre, anziché il ricorso, immediatamente domanda di aggravamento dell’invalidità civile, dove risulterà che siete invalido totale prima del 65° anno d’età, dimodoché l’INPS, come previsto dalla legge, vi manterrà la pensione INVCIV che, in aggiunta a quella contributiva piuttosto magra, vi consentirà di poter vivere più dignitosamente.
Ringraziai l’impiegato del prezioso consiglio e mi precipitai a produrre domanda di aggravamento in data
30/10/2003 (nel 64° anno di età).
Avrei dovuto essere convocato per disposizione di legge, entro 180 giorni. Vale a dire entro aprile 2004.
Trasmetto in Allegato 6 il decreto dove sul retro è fotocopiata la prova che sono stato convocato il 02/5/2005, vale a dire 13 mesi dopo il limite massimo disposto dalla legge! Alla faccia della legge!
Trasmetto in Allegato 7 il decreto precedente, relativo alla “rivedibilità a 5 anni”, dove pure ho accluso fotocopia della prova che sono stato convocato in data 21/10/2004. Decreto che doveva seguire quello del precedente Allegato 6, per tenere in debito conto l’aggravamento, non precederlo fraudolentemente come è avvenuto.
A imbrogliare le carte e “uccidere” vilmente per “crudeltà mentale” un “uomo morto” (sia chiaro: “morto” per i familiari, parenti e conoscenti, ma non per me! che mi sento, anzi, l’uomo più potente del mondo) lo ha fatto, in maniera subdola e capziosa, il n. 1 della Medicina legale, nonché da lungo tempo capo Commissione per l’accertamento delle invalidità civili, dottor Gaetano PANE.
Ho incaricato, espressamente, il mio medico di base di comunicargli che quando sarà riconosciuto (dallo Stato e dalla Chiesa) che IO SONO, il dottor PANE varcherà le patrie galere, per scontare almeno anni 3 di carcerazione, oltre a favorirmi interamente il patrimonio finanziario, senza godere della franchigia di Lit. 6 miliardi concessa a tutti gli amati connazionali, per risolvere, mediante la mia ''Sapienza" il Problema del “Debito pubblico” e quindi sistemare l’intera economia, prima italiana e poi mondiale, per scongiurare l’Apocalissi economica universale.
Cosa certa come la morte!
Trattasi della risposta alla nota domanda di SENECA: «Chi guarirà l’umanità dei normali che sono malati?», unicamente il “folle saggio” sottoscritto!
Napoli, 29 gennaio 2008 - Signor NESSUNO - alias Inenascio Padidio.
Allegati n. 8, ordinati in raccoglitore rosso.
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Comunque io esclamo entusiasta un “Evviva!” per entrambi e, ancora una volta esprimo la mia gratitudine per avermi offerto questa preziosissima ospitalità per far conoscere che il Pensiero e l’azione umana possono valicare ogni confine e che davvero, per dirla con SARTRE: «L’Uomo è misura di tutte le cose».
Cordiali saluti dal Vs. sempre aff.mo
Inenascio Padidio